La mia intervista su Runningonline.org

Di seguito il testo della mia intervista pubblicata sul sito di Runningonline.org:

Il fundraising politico: a tu per tu con… Marina Ripoli

10 NOVEMBRE 2015

Perché in Italia si inizia a parlare di fundraising politico?

A seguito dell’abolizione del finanziamento pubblico diretto (Legge 21 febbraio 2014, n.13), che istituisce una graduale riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti fino ad una loro totale eliminazione entro il 2017, si è fatto largo in Italia il tema del fundraising politico, anche se sotto diversi aspetti e non sempre inteso nel modo giusto. I principi del fundraising sono infatti raramente adottati in maniera corretta, efficace e professionale.

Dal 2014 ad oggi abbiamo però già visto delle iniziative di raccolta fondi da parte dei partiti…

E’ vero la raccolta fondi sta già divenendo di vitale importanza per la sostenibilità finanziaria di un progetto politico, poiché senza risorse economiche diventa difficile realizzare tutte le iniziative necessarie per tenere in piedi la struttura di un partito, affrontare una competizione elettorale o la sfida più lunga e costante della campagna permanente. Bisogna però chiarire che non bastano le singole iniziative di crowdfunding, che tanto sono di moda in questo momento, non basta l’organizzazione di una cena oppure qualche evento di raccolta saltuario e non inserito in una strategia di comunicazione politica più ampia. Il fundraising politico non è infatti la semplice ricerca dei fondi.

Quindi raccolta fondi e fundraising non sono la stessa cosa?

Esattamente. Il fundraising è un’attività più complessa, che aggregando e coinvolgendo sostenitori, garantendo la fidelizzazione dei donatori/elettori, consente a partiti e movimenti politici di contare su basi solide e su un radicamento reale nella società. Il fundraising per la politica va dunque inteso come l’insieme dei principi e degli strumenti che hanno l’obiettivo di accrescere il capitale di risorse e di consenso di un soggetto politico in un’ottica relazionale e secondo opportune strategie di comunicazione politica. In questo senso, trasparenza, coerenza, accountability rappresentano i pilastri necessari di una comunicazione politica orientata al fundraising.

Sembra una sfida ardua per i partiti…

E’ così, ma più tardi i partiti decideranno di impiegare energie e risorse per convertire le proprie strutture, fare formazione, puntare su trasparenza e rendicontazione, più sarà difficile raggiungere dei risultati quando di rimborsi elettorali non ce ne saranno più. Sono infatti molti gli ostacoli da superare affinché le attività di fundraising siano accettate dai cittadini – e dalle aziende – come parte integrante dell’azione politica.

Quali sono gli ostacoli?

Tra questi in primis la mancanza di fiducia nei partiti, e poi quella che in Italia è la cattiva considerazione del rapporto tra politica e denaro. Inoltre, se parliamo del finanziamento della politica da parte delle imprese la questione si complica, non essendoci ancora una regolamentazione delle lobby. Non è un caso che di questa materia “spinosa” ne parleremo il 20 e 21 novembre con Running Academy e Costruiamo Consenso nel modulo su “Come e perché finanziare la politica” all’interno del corso “Come e perchè finanziare la politica. Un’occasione per scoprire gli scenari che si prospettano per quelle aziende che decidono di finanziare la politica e conoscere il nuovo ruolo professionale del fundraiser nel mondo della politica.

Storytelling: l’Arte di raccontare storie in Comunicazione

Sono stata intervistata da  Mediastars sul tema dello storytelling. Di seguito il testo dell’intervista.

Come utilizzare oggi in modo innovativo lo storytelling a partire dai suoi elementi costitutivi?

Rispondo innanzitutto per ciò che concerne il mio ambito di attività, ossia il marketing politico. Come spiego nel mio ultimo libro “Fundraising e Comunicazione per la politica” lo storytelling assume un ruolo strategico nella creazione di storie collettive che producano senso condiviso. E l’obiettivo per la politica oggi è quello di costruire e consolidare la relazione di fiducia – ormai debole e svilita – tra il candidato/partito e gli elettori. Le storie rendono più efficace la comunicazione politica perché: 1) migliorano la comprensione dei messaggi portando un discorso astratto a un livello concreto; 2) rispondono alla schematizzazione (frame e script) attraverso cui naturalmente organizziamo la nostra memoria; 3) coinvolgono emotivamente chi ascolta, stimolando aspettative future e generando opposizione verso scenari ostili.

Il modo innovativo attraverso il quale mettere a frutto tali potenzialità è però oggi rappresentato – e ciò non vale solo per la politica – da una narrazione autentica. Una comunicazione della politica basata su emozioni e sentimenti (elementi costitutivi dello storytelling) non escludono il rispetto di due principi importanti: verità e coerenza. Nonostante prevalgano delusione e incertezza, e i simboli e le ideologie si sciolgano sotto le pressioni dello scetticismo, gli elettori sono alla ricerca di una identificazione e di una nuova connessione emotiva con la politica. L’identificazione scaturisce però solo dall’autenticità della narrazione e dalla coerenza espressa nei comportamenti e negli atteggiamenti assunti quotidianamente e attraverso tutti i canali di comunicazione.

Se lo storytelling è anche strumento per gestire al meglio la comunicazione, quali sono gli ingredienti per creare un brand di successo e quali le strategie per mantenerne alta la reputazione?

Un brand di successo oggi deve fare i conti con un contesto di crisi economica nazionale e internazionale, il cittadino medio è sfiduciato e deluso, alle prese con doveri e problemi quotidiani. Un brand, allora, politico e non, deve saper raccontare la storia delle persone normali dando fiducia e speranza per il futuro. “Saper raccontare” vuol dire agire con coerenza. Nessuna strategia ben congegnata può assicurare la creazione di una buona reputazione se le azioni e i messaggi prodotti non sono percepiti come autentici e coerenti rispetto all’immagine ostentata.

Quali diventeranno in un prossimo futuro le qualità più richieste ai professionisti? Come il cambiamento del mondo della comunicazione ci può guidare a nuove vie?

I professionisti della comunicazione saranno sempre e comunque immersi in ambienti relazionali… è in questa dimensione che si muove la comunicazione e il marketing (anche quello politico). Curare le relazioni sarà sempre il nostro “mestiere” e con la pervasività del web la nostra professione si rinnova ogni giorno.

Abbiamo sempre più mezzi da conoscere e da imparare ad utilizzare ma, almeno per quanto riguarda il mio ambito di attività, devo sottolineare che la Rete è sì fondamentale per coinvolgere elettori, simpatizzanti, per dialogare con i cittadini, eppure più cresce la dimensione della Rete più cresce l’importanza del contatto diretto, ovvero il momento in cui il candidato gira per i quartieri, stringe mani, conosce persone. Sarà sempre più importante, dunque, saper combinare innovazione e tradizione.

Pubblicato il 22 aprile 2014 su Mediastars