Il 5 ottobre 2016, con il mio collega Raffaele Picilli, ho presentato in conferenza stampa alla Camera dei Deputati l’indagine comparativa 2016 “Fundraising per la politica in Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito” realizzata per il Centro Studi sul Nonprofit, Raise the Wind e Costruiamo Consenso.
Ne hanno discusso Maurizio Bianconi, Deputato Conservatori e Riformisti, già tesoriere di Forza Italia; Antonio Misiani, Deputato, già tesoriere del Partito Democratico; Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos Italia; Antonio Palmieri, Deputato, Responsabile internet e nuove tecnologie di Forza Italia; Domenico Petrolo, Coordinatore Ufficio Fundraising PD Nazionale.
Con la ricerca, conclusasi a settembre 2016, abbiamo monitorato le attività di fundraising e people raising di diciassette partiti/movimenti politici italiani e ha rilevato un incremento della percentuale dei soggetti che adottano almeno una tecnica di fundraising, passata dal 45% del 2013 (anno precedente all’entrata in vigore della Legge 13/2014 sull’abolizione del finanziamento pubblico diretto) al 100% del 2016 (ultimo anno prima della piena attuazione della legge e del taglio definitivo dei rimborsi elettorali). Quest’anno l’88% ha adottato fino a due tecniche di raccolta fondi e il 59% ne ha utilizzate almeno tre.
Rispetto al 2013 è aumentata anche la percentuale di partiti/movimenti politici che raccoglie i dati dei propri donatori passando dal 25 al 94%. Inoltre, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un alto grado di aggiornamento dei siti web dei soggetti politici analizzati, siti che hanno migliorato o accolto nuove sezioni dedicate alla trasparenza, al 2xmille e alla raccolta di donazioni.
I partiti e i movimenti politici, seppur con lentezza e senza una programmazione ad ampio raggio – spinti, e in qualche modo costretti, dai tagli e dalle nuove regole imposte dalla Legge 13/2014 – sembra quindi si stiano organizzando per far fronte alla sfida dell’autofinanziamento.
Abbiamo spiegato: «Questi dati sono solo apparentemente positivi perché non garantiscono che il fundraising sia stato realmente utilizzato. I numeri emersi dall’indagine registrano una maggiore specializzazione rispetto al 2013, ma si è trattato principalmente di semplici raccolte fondi che non mirano alla periodicità delle donazioni né a creare un rapporto duraturo con il donatore. Un approccio errato se si pensa che il 2017 è dietro l’angolo e il finanziamento pubblico diretto sta per essere eliminato del tutto».
Rispetto al 2013 è aumentato il ricorso alle tecniche, ma resta ferma la scarsa adozione dei veri principi del fundraising.
«Il fundrasing non può essere definito come una serie di tecniche da utilizzare occasionalmente per necessità finanziarie, si tratta al contrario di una vera e propria strategia comunicativa per la partecipazione politica, un insieme di azioni strategiche “permanenti” e regolari utili a ricercare un nuovo e più forte legame con i cittadini. Una concezione del fundraising che va perciò al di là della funzione utilitaristica e a breve termine della semplice raccolta fondi».
Restano basse ad esempio le percentuali dei partiti che ricorrono a tecniche che implicano una maggiore interazione o basate su un forte rapporto identitario. Soltanto il 24% dei partiti presi in esame offre la possibilità di svolgere attività di volontariato organizzato, appena il 12% punta sulla vendita di gadget e shop online e solo il 7% dei partiti e movimenti analizzati fa ricorso propriamente al crowdfunding per il finanziamento di progetti e attività.
Nel 100% dei casi sono i social network (principalmente Facebook e Twitter) il mezzo più utilizzato dai partiti e dai movimenti politici analizzati per comunicare con i propri sostenitori. Solo il 35% del campione dispone di intranet, strumenti di comunicazione interna e community ufficiali. Sui siti web dei soggetti politici analizzati solo il 47% offre la possibilità di iscriversi alla newsletter di partito e solo il 12% dispone di form in home page per l’iscrizione
Si punta troppo sulle potenzialità della raccolta fondi sul web, potenziando il ricorso a sistemi di pagamento online, ma si dimentica che anche se Internet offre applicazioni eccellenti per sostenere e migliorare un programma di fundraising, non vi è nulla che possa sostituire i metodi classici e il contatto personale con un donatore.
Nel confronto con Regno Unito e Stati Uniti d’America l’Italia appare ancora indietro. In questi Paesi le tecniche di fundraising e people raising sono ormai consolidate da decenni e mantengono un trend in crescita, anche se lento. Il ricorso a più tecniche per organizzare raccolte di fondi è la prassi e il livello di risposta dei donatori è altissimo. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono l’esempio di quanto sia importante il fundraising.