Storytelling: l’Arte di raccontare storie in Comunicazione

Sono stata intervistata da  Mediastars sul tema dello storytelling. Di seguito il testo dell’intervista.

Come utilizzare oggi in modo innovativo lo storytelling a partire dai suoi elementi costitutivi?

Rispondo innanzitutto per ciò che concerne il mio ambito di attività, ossia il marketing politico. Come spiego nel mio ultimo libro “Fundraising e Comunicazione per la politica” lo storytelling assume un ruolo strategico nella creazione di storie collettive che producano senso condiviso. E l’obiettivo per la politica oggi è quello di costruire e consolidare la relazione di fiducia – ormai debole e svilita – tra il candidato/partito e gli elettori. Le storie rendono più efficace la comunicazione politica perché: 1) migliorano la comprensione dei messaggi portando un discorso astratto a un livello concreto; 2) rispondono alla schematizzazione (frame e script) attraverso cui naturalmente organizziamo la nostra memoria; 3) coinvolgono emotivamente chi ascolta, stimolando aspettative future e generando opposizione verso scenari ostili.

Il modo innovativo attraverso il quale mettere a frutto tali potenzialità è però oggi rappresentato – e ciò non vale solo per la politica – da una narrazione autentica. Una comunicazione della politica basata su emozioni e sentimenti (elementi costitutivi dello storytelling) non escludono il rispetto di due principi importanti: verità e coerenza. Nonostante prevalgano delusione e incertezza, e i simboli e le ideologie si sciolgano sotto le pressioni dello scetticismo, gli elettori sono alla ricerca di una identificazione e di una nuova connessione emotiva con la politica. L’identificazione scaturisce però solo dall’autenticità della narrazione e dalla coerenza espressa nei comportamenti e negli atteggiamenti assunti quotidianamente e attraverso tutti i canali di comunicazione.

Se lo storytelling è anche strumento per gestire al meglio la comunicazione, quali sono gli ingredienti per creare un brand di successo e quali le strategie per mantenerne alta la reputazione?

Un brand di successo oggi deve fare i conti con un contesto di crisi economica nazionale e internazionale, il cittadino medio è sfiduciato e deluso, alle prese con doveri e problemi quotidiani. Un brand, allora, politico e non, deve saper raccontare la storia delle persone normali dando fiducia e speranza per il futuro. “Saper raccontare” vuol dire agire con coerenza. Nessuna strategia ben congegnata può assicurare la creazione di una buona reputazione se le azioni e i messaggi prodotti non sono percepiti come autentici e coerenti rispetto all’immagine ostentata.

Quali diventeranno in un prossimo futuro le qualità più richieste ai professionisti? Come il cambiamento del mondo della comunicazione ci può guidare a nuove vie?

I professionisti della comunicazione saranno sempre e comunque immersi in ambienti relazionali… è in questa dimensione che si muove la comunicazione e il marketing (anche quello politico). Curare le relazioni sarà sempre il nostro “mestiere” e con la pervasività del web la nostra professione si rinnova ogni giorno.

Abbiamo sempre più mezzi da conoscere e da imparare ad utilizzare ma, almeno per quanto riguarda il mio ambito di attività, devo sottolineare che la Rete è sì fondamentale per coinvolgere elettori, simpatizzanti, per dialogare con i cittadini, eppure più cresce la dimensione della Rete più cresce l’importanza del contatto diretto, ovvero il momento in cui il candidato gira per i quartieri, stringe mani, conosce persone. Sarà sempre più importante, dunque, saper combinare innovazione e tradizione.

Pubblicato il 22 aprile 2014 su Mediastars

Comunicare per amministrare | Gianluca Sgueo “Lobbying & lobbismi”

Sono molto soddisfatta dei risultati del corso di formazione “Comunicare per amministrare”da me ideato e coordinato presso la Fondazione Valenzi.

Il corso è rivolto a candidati, amministratori locali e dirigenti politici che intendono ampliare e migliorare le proprie conoscenze e capacità di comunicazione pubblica e politica.

Il corso ha visto la partecipazione di docenti d’eccezione come Mario Rodriguez e Gabriele Cazzulini e si concluderà prima dell’estate. L’ultimo appuntamento, ad esempio, è stato sabato 5 maggio con la presentazione del nuovo libro di Gianluca Sgueo “Lobbying & lobbismi. Le regole del gioco in una democrazia reale” (Egea editore). Abbiamo chiesto all’autore, che da dicembre è Coordinatore dei rapporti con il cittadino, sito web e flussi informativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di illustrare ai partecipanti le strategie di comunicazione con i cittadini del Governo.

Cos’è Eyjafjallajökull?

Il 16, 17 e 18 luglio 2010 si è svolta a Bari una tre giorni vendoliana, ovvero gli Stati Generali delle Fabbriche di Nichi, un appuntamento per tutte le persone, i gruppi, le associazioni, i collettivi interessati al progetto della Fabbrica, ma anche un luogo in cui ragionare sul mondo e sulla politica del futuro. Questa la mission dell’evento espressa sul sito web di Vendola, dal titolo: “Eyjafjallajökull – Eruzioni di buona politica”. Il Governatore pugliese sceglie il nome del noto vulcano Islandese che a marzo 2010 ha bloccato l’Europa, per creare un parallelo tra la superiorità della potenza della natura sugli equilibri economici europei e le potenzialità “rivoluzionarie” che possono avere le Fabriche di Nichi in un progetto di stravolgimento degli attuali equilibri politici.

Dal punto di vista della comunicazione politica e dell’organizzazione di eventi politico-mediatici – come quello di cui parliamo in questo articolo – ciò che ci interessa analizzare sono le scelte creative, collegate ovviamente agli obiettivi politici del candidato e alla risposta alle esigenze del target di riferimento a cui si rivolge.
Prima di proseguire nella nostra analisi è bene fare un passo indietro e ricordare quali sono le linee della comunicazione politica del Governatore della Puglia nelle ultime elezioni regionali.
Nichi Vendola e il suo team si sono distinti per una comunicazione innovativa rispetto agli altri candidati non solo della regione pugliese, ma anche di tutto il territorio italiano. Innovative sono state, infatti, la copy strategy, le scelte nell’ambito del grafic design e della media strategy, il tutto a partire da un concept interessante e originale, cucito sulle caratteristiche del candidato.
Come ben ricorderete, si tratta della campagna “La poesia è nei fatti”.
Dopo le elezioni regionali, la comunicazione di Vendola non ha abbandonato lo stile colorato e “poetico” che ormai lo caratterizza e lo ha declinato anche nelle sue nuove iniziative. La poesia del suo linguaggio, però, non nasconde le problematiche politiche e l’emergenza sociale che il Paese sta attraversando. Anzi, il fenomeno delle “Fabbriche di Nichi” rappresenta una diffusione del suo messaggio di riscossa della buona politica proveniente dal basso, e l’evento di luglio celebra proprio tale spinta partecipativa, simbolo di nuove forme di aggregazione volontaria.
Interessante la scelta di denominare la tre giorni “Stati Generali”, in quanto con questa definizione si fa riferimento alle assemblee rappresentative della società che avevano la funzione di limitare il potere monarchico e che si riunivano solo in caso di pericoli imminenti per il Paese. Ancora più curiosa la scelta del nome del vulcano islandese – l’esempio europeo dello “sterminator vesevo” leopardiano – per rappresentare la tre giorni delle fabbriche. La natura che mette sotto scacco il vecchio continente. Il desiderio che la buona politica metta sotto scacco i vecchi continenti della cattiva politica.
Ecco un evento ben orchestrato, lanciato come una manifestazione auto-organizzata dai volontari delle Fabbriche e infine utilizzato come occasione per presentare l’autocandidatura di Nichi Vendola. Ecco l’eruzione! Non solo il magma delle buone idee della FabbriCamp, ma anche l’esplosione che tanti aspettavano da un po’ di tempo.
Eyjafjallajökull” è il passaggio, forse un po’ affrettato, dalla Puglia migliore, slogan delle regionali, a un nuovo progetto: quello di una Italia migliore!
Temo, però, che i consulenti politici di Nichi Vendola, debbano continuare a lavorare bene, e ancora meglio, per far sì che “le maree nere petrolifere” degli interessi di questo Paese non siano più forti dell’eruzione vendoliana.

Pubblicato il 29 luglio 2010 su LiberalCafè.it

Tutti gli uomini del Presidente

Quale effetto avrà sul Governo la crisi giudiziaria che si sta abbattendo sull’entourage berlusconiano? In che termini può danneggiare il consenso del premier la crisi politica che sta minando il partito pidiellino?
Qualunque saranno le ricadute, è bene descrivere lo scenario che circonda il Premier. Noi lo facciamo proponendovi un panorama di alcuni degli uomini che lo circondano, figure determinanti per il futuro del suo Governo.
Sono tante, infatti, le personalità i cui nomi sono legati alla figura di Berlusconi e con le quali quest’ultimo è in relazione per  rapporti politici, personali, per amicizia, inimicizia.

Ecco la mappa degli gli “uomini del Presidente”.

Marcello Dell’Utri. Il super indagato e condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. É uomo di Berlusconi dagli anni Settanta, suo stretto collaboratore in Publitalia, Fininvest/Mediaset e cofondatore di Forza Italia. È senatore per il PDL e oggi è iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. “L’Amico degli amici” come lo apostrofa Marco Travaglio.

Nicola Cosentino. Neo dimissionario Sottosegretario di Stato all’Economia e coordinatore regionale de Il Popolo della Libertà in Campania. Accusato di Concorso esterno in associazione cammoristica e coinvolto nell’inchiesta sul tentativo di screditare, attraverso falsi dossier, la figura di Stefano Caldoro, attuale Governatore della Regione. Cosentino è indagato, insieme a Marcello Dell’Utri per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi che vieta la costituzione di società segrete.

Guido Bertolaso. L’uomo strategico della Protezione civile, l’uomo delle Emergenze e dei Grandi Eventi. Sempre fortemente voluto da Berlusconi, anche dopo lo scandalo del G8 che lo ha visto coinvolto tra scambi di favori, appalti e massaggi.

Claudio Scajola. L’inconsapevole ex Ministro dello Sviluppo Economico, ex democristiano e probabilmente futuro ex proprietario di un bellissimo appartamento che affaccia sul Colosseo, se sarà accertato che le fatture da decine di migliaia di euro per la ristrutturazione dell’appartamento furono emesse a carico del Sisde e pagate con i soldi destinati al rifacimento della nuova sede degli 007 in piazza Zama, a Roma.

Denis Verdini. Il super coordinatore del PDL, ha guidato la fusione con AN ed è stato un forzista della prima ora. Invischiato in numerosissime inchieste: dagli appalti per il G8 ai condizionamenti esercitati sui giudici della Consulta per la questione del lodo Alfano, dalla vicenda dei falsi dossier da utilizzare nelle lotte di potere interne al Popolo delle Libertà all’inchiesta sull’eolico.

Gianni Letta. L’eminenza grigia. L’unico uomo in politica che riesce a guidare e consigliare Berlusconi già dai tempi di Forza Italia. È Sottosegretario al Consiglio dei Ministri e come lui stesso ama precisare non si considera un uomo politico.

Angelino Alfano. È il Ministro della Giustizia che ha dato il nome al famoso “Lodo”, poi dichiarato incostituzionale. Ad oggi è alle prese con il complesso DDL Intercettazioni, tanto agognato da Berlusconi, ma combattuto da Fini nelle impostazioni e nella struttura.

Gianfranco Fini. Il nemico numero uno. L’opposizione “fatta in casa”. Presidente della Camera e cofondatore del PDL, è una delle cause principali dei problemi del Premier. Colui che ha intaccato l’aurea di assolutismo che caratterizza il potere di Berlusconi, colui che corrode dall’interno il partito di maggioranza manifestando dissenso e disappunto per le azioni del Presidente del Consiglio.

Aldo Brancher. L’uomo che ha sempre intrattenuto i rapporti con la Lega. Accusato per la vicenda Antonveneta-BNL, si dimette da Ministro senza portafoglio per la Sussidiarietà e il Decentramento, dopo aver cercato di approfittare della sua carica per sfuggire al processo.

Giulio Tremonti. Il Ministro dell’Economia dalla ‘R’ moscia. Autore dell’aspra manovra economica, è l’uomo tanto caro alla Lega e in particolare al Senatùr, che ben lo vedrebbe a capo di un governo tecnico.

Umberto Bossi. L’uomo del Federalismo,  il fondatore della Lega, il grande alleato di Berlusconi ma anche colui che lo tiene in “ostaggio”. Sopravvissuto a un ictus… Lui “ce l’ha duro”! Tesse le fila di una ragnatela verde che si estende nei territori e nelle istituzioni; spopola in Padania e con le elezioni Regionali tenta di invadere anche le regioni centrali.

Bruno Vespa. L’uomo di Porta a Porta. Il giornalista. Lo scrittore. E da un po’ anche l’organizzatore di cene riconciliatrici. Sulla sua terrazza in Trinità dei Monti dà vita a un bel salotto dove Berlusconi incontra la sua “vecchia fiamma”…Pier Ferdinando Casini.

Pier Ferdinando Casini. Il Delfino. L’uomo del Centro, della politica dei due forni e della bandiera ricucita delle ultime elezioni regionali. Colui che si fregia ancora dello scudo crociato, ne fa una missione e punta al Terzo Polo. È stato infatti alleato di Berlusconi per anni, ma non ha aderito al progetto del PDL e ora pensa all’alternativa… sempre che Silvio non lo alletti con le sue proposte!

Pubblicato il 18 luglio 2010 su LiberalCafè.it

Evasioni…

«L’evasione fiscale è macelleria sociale!», ha tuonato il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, nelle sue Considerazioni Finali all’assemblea ordinaria dei partecipanti di via Nazionale. In un discorso costellato da parole come Crisi, Collasso, Catastrofe, Criminalità, Relazioni corruttive, Draghi si getta sul tema dell’evasione con un linguaggio simil sindacale che è piaciuto anche a Cisl e Cgil. Il Governatore definisce il suo linguaggio rozzo ma efficace, e critica gli evasori/macellai, senza i quali avremmo il rapporto debito-Pil tra i più bassi d´Europa.

Di evasione si continua a parlare a Ballarò, dove 4 milioni e 115 mila spettatori hanno assistito ad un blitz in diretta del Cavaliere, chiamato in causa dal vicedirettore di «Repubblica» Massimo Giannini che lo accusava di aver sempre giustificato e incentivato l’evasione fiscale. Il premier nella sua telefonata afferma: «È una menzogna che io abbia fornito qualunque forma di giustificazione morale ai fenomeni di evasione fiscale». E poi: «Non ho mai evaso le tasse, né io né le mie aziende».

Anche nel 2000 si parlava di evasione fiscale e Berlusconi, allora leader dell’opposizione, dichiarava: «Non ne può più neanche il mio dentista, che paga il 63% di tasse. Ma oltre il 50% è già una rapina… Non volete che non ci si ingegni? E’ legittima difesa…».

Nel 2004, Berlusconi in veste di presidente del Consiglio dichiarava alla stampa: «Le tasse sono giuste se arrivano al 33%, se vanno oltre il 50 allora è morale evaderle» e nel 2008: «Se io lavoro, faccio tanti sacrifici… Se lo Stato poi mi chiede il 33% di quello che ho guadagnato sento che è una richiesta corretta in cambio dei servizi che lo Stato mi dà. Ma se mi chiede il 50% sento che è una richiesta scorretta e mi sento moralmente autorizzato ad evadere, per quanto posso, questa richiesta dello Stato…».

Insomma di evasione non c’è solo quella fiscale da macelleria. Si evade con le parole, si evade dalle repliche (la telefonata del Premier si conclude subito dopo le sue affermazioni), si evade dai propri cavalli di battaglia elettorali, si evade dal passato, si evade e basta…

Pubblicato il 5 giugno 2010 su LiberalCafè.it

Uk: Arriva la carica dei quarantenni!

Al numero 10 di Downing Street arriva la carica dei quarantenni.

Dopo l’incertezza dovuta ai risultati delle consultazioni del 6 maggio e i difficili colloqui dei giorni scorsi, Cameron e Clegg si mostrano pronti a sostituire l’uscente Gordon Brown, che si dimette anche da leader del suo partito. I due giovani uomini, rampanti e ben pettinati, sono adesso ufficialmente il Primo Ministro e il Vice Primo Ministro del Regno Unito. I soli 58 seggi conquistati dai Liberaldemocratici sono stati preziosi per trasformare una delusione nella vittoria morale di Clegg. I Lib Dems, infatti, ottengono di poter ricoprire, oltre alla vice premiership, ben quattro incarichi all’interno del nuovo gabinetto, il referendum sulla riforma elettorale in senso proporzionale, la decisione sulla data in cui indire le elezioni (scelta che spetterebbe al premier).

Ci si chiede, però, come lavorerà questo governo di coalizione con a capo i ‘gemelli diversi’ delle elezioni inglesi 2010. Si prospettano cinque anni difficili tra trattative e mediazioni, posizioni politiche molto distanti tra loro, per non parlare dell’instabilità del governo dovuta ad una maggioranza non proprio ampia (solo 364 seggi). Tutto ciò fa pensare ad una legislatura breve e al ritorno alle urne… ma è ancora presto per dirlo.

La sinistra britannica, intanto, è in fermento per l’affermazione della nuova leadership. Il ruolo che prima era stato di Blair e poi di Brown, è ambito da molti giovani rampolli laburisti, tra cui l’ex ministro degli esteri Miliband. Una pausa dal potere, in ogni caso, servirà al Labour per rinnovarsi e tornare competitivo, mentre le basi poco solide del nuovo governo pluripartitico disegnano lo scenario favorevole per un ritorno al governo.

Pubblicato il 15 maggio 2010 su LiberalCafè.it